Riassunto l' Anello di Re Salomone, Konrad Lorenz
Capitolo 1 : “Quando gli animali combinano guai”
Nel primo capitolo Konrad Lorenz ci parla dell’ importanza di lasciare ampie libertà e dedicare tempo agli animali, anche a costo di danni all’ arredamento, poiché solo così gli animali potranno esprimersi pienamente. Inoltre ci parla del principio della “gabbia all’ inverso”: gli animali possono andare da ogni parte tranne che in casa; potrebbero fuggire ma rimangono perché gli sono affezionati.
Capitolo 2 : “Una cosa che non fa danni: l’ acquario”
Lorenz ci spiega come costruire e popolare un acquario, dalla raccolta di pesci e piante al posizionamento ottimale dell’ acquario. Ogni acquario ha un equilibrio biologico unico, è un piccolo universo, ed è perfettamente bilanciato tra ossigeno prodotto dalle piante e ossigeno consumato. L’ equilibrio può essere distrutto aggiungendo troppi animali. Un rimedio a ciò è l’ aerazione artificiale di ossigeno, anche se l’ acquario perderà la sua autosufficienza biologica e diventerà solo una “stalla”, un contenitore di animali.
Capitolo 3 “Due Predatori nell’ Acquario”
Nel terzo capitolo Lorenz ci parla di due grandi predatori dell’ acquario e dei laghi: le larve di Aeschna e di Dytiscus. Il Dytiscus attacca tutto ciò che si muove, scattando a sorpresa con le sue pinne e iniettando il suo succo gastrico nel corpo della vittima. Non riconosce chi attacca, può uccidere anche i suoi simili. L’ Aeschna, invece, si nasconde, fissa intensamente la preda, le va addosso sparando aria dal didietro e la uccide. Non attacca mai né i suoi simili né prede più grandi di lei.
Capitolo 4 : “Sangue di Pesce”
Lorenz smentisce dei proverbi sui pesci. Ad esempio spesso l’ espressione “Sano come un pesce” non è corretta perché spesso sono vittime di malattie. Il pesce combattente è inizialmente grigio ma appena incontra un suo simile dispiega le pinne colorate. Se l’ altro pesce è una femmina ed ha desiderio di accoppiarsi si avvicina a lui, altrimenti si allontana. Invece, tra i maschi, si assiste ad una esibizione reciproca, lunga anche alcune ore, finché non inizi la lotta, in pochi minuti uno dei due pesci combattenti morirà. Al contrario, le esibizioni reciproche negli spinarelli ( i “pesci combattenti europei”) durano solo pochi minuti, e poi inizia la lotta. Qui si vince per sfinimento, siccome la pelle di essi è estremamente dura. Inoltre, lo spinarello più vicino al nido, avrà più forza e vincerà lo scontro, essendo motivato a difendere il territorio. In entrambe le specie sono i maschi che si occupano del nido e della prole. Il nido degli spinarelli è una buca sul fondo, mentre quello dei pesci combattenti è quasi a galla, composto da varie bolle d’ aria tenute insieme con la saliva. Il pesce combattente si accoppia in un rituale di danze con la femmina, girando attorno al nido. Appena la femmina depone le uova, il maschio deve raccoglierle in bocca e portarle subito
nel nido, altrimenti sarebbero mangiate dalla femmina. Dopo numerosi accoppiamenti, appena finita la riserva di uova, se la femmina si avvicina al nido ingurgiterà irreparabilmente le uova, quindi il maschio la terrà lontana. Alcuni pesci invece, come quello persico o quello eroico, stanno con la loro consorte per la vita. Lorenz inoltre fa un esperimento: cambiando la moglie a due pesci che vivono in due acquari identici, essi si accorgeranno della differenza? Lorenz non può comunicarci un risultato univoco, siccome il pesce che ha ricevuto una moglie più bella vive in armonia con lei, mentre l’ altro pesce che ha ricevuto una moglie più brutta, ha iniziato ad attaccarla, e Lorenz è dovuto intervenire per evitarne la morte. Ha l’ impressione che entrambi sapessero ciò che è accaduto. Infine ci racconta un episodio in cui un pesce gioiello, che deve raccogliere i piccoli nella sua bocca, vede un appetitoso verme. Dopo numerosi secondi di meditazione, sputa i piccoli che erano già nella sua bocca, mangia il verme, e raccoglie di nuovo i piccoli.
Capitolo 5 : “Le mie perenni compagne”
Le taccole sono uccelli molto simili agli umani come comportamento. Dopo aver allevato la sua prima taccola, Cioc, allevò altre 14 giovani taccole. Le taccole imparano molte cose per esperienza: le abilità nel volo, il riconoscimento dei nemici e dei membri della propria specie ed hanno pochissimi comportamenti innati: l’attacco di ogni oggetto nero svolazzante e l’insegnamento del volo ai piccoli. La gerarchia tra le taccole è particolare: quelli più in alto sulla scala gerarchica attaccano solo quelli nelle immediate vicinanze, ossia quelli un grado più in basso ( aspiranti al loro posto) o un grado più in alto, e tendono a difendere le taccole che sono di numerosi gradi inferiori quando esse sono in una lite con una taccola di grado superiore. Quindi, soprattutto nel tempo della nidificazione, il maschio più forte è una garanzia efficace per i più deboli in termini di difesa del nido. Un despota, per diventare “sovrano” deve battere in lotta il capo e la sua moglie. I maschi, per fare colpo sulle femmine, scelgono un luogo dove fare il nido e lo difendono, oppure attaccano altri maschi, ma solo in presenza dell’amata. Dopo il fidanzamento le taccole stanno insieme per tutta la vita. Gli anziani guidano i giovani nel volo, che spesso si perdono girando in cerchio uno dietro l’ altro e acquistando sempre più altezza. Due versi tipici sono il “chiu” che vuol dire “tornate a casa, seguitemi “ e il “chia” che è un invito a volare. Molto spesso degli stormi di taccole possono stare per ore divisi tra i due versi, finché, come una valanga, un verso viene emesso dalla totalità delle taccole.
Capitolo 6 : “L’ anello di Re Salomone”
Questo capitolo riguarda il linguaggio degli animali. Secondo Lorenz, non si tratta di un linguaggio vero e proprio, ma di un codice di segnali e movimenti espressivi anche minimi, impercettibili, mandati quasi sempre involontariamente per comunicare tra gli animali. Molti sono gli episodi esilaranti citati da Lorenz, tra cani che sembrano capire le emozioni, pappagalli che cantano filastrocche e salutano gli ospiti, cavalli che riescono a compiere operazioni matematiche… In generale si tratta sempre di reazioni meccaniche o innate, inconsapevoli alla mente degli animali. Nel caso dei pappagalli c’è un collegamento evento-frase, mentre i cani ed altri animali riescono a capire le soluzioni di problemi da movimenti impercettibili all’ occhio umano. C’è però un’eccezione che Lorenz cita alla fine del capitolo; un corvo imperiale da lui addomesticato lo avverte con il verso “Roa Roa” con cui Lorenz lo chiamava per avvertirlo di non andare in un posto pericoloso. In questo caso il corvo ha usato “Roa Roa” per approcciarsi con Lorenz, mentre con i corvi della sua specie usa il tipico “cracracrac” per comunicare l’ idea. Questo verso non può essere altro che frutto di un apprendimento.
Capitolo 7 : “L’ ochetta martina”
Lorenz ci parla delle sue avventure nell’allevamento e nella guida delle oche selvatiche. Martina fu la prima oca che ebbe Lorenz come madre, siccome Lorenz disse una parola di fronte all’oca. In questo capitolo Lorenz ci parla dell’ affettuosità delle oche, al pari di quella dei neonati, delle variazioni di sillabe nei loro versi (gangangang) che significano una variazione di velocità. Inoltre ci parla anche del verso di avviso ( “ran “) che è segnale di pericolo per tutte le oche. Il segnale di cessato pericolo è invece un tipico chiocolio che
viene accolto con un allungamento del collo dai piccoli.
Capitolo 8 : “Non comprate fringuelli”
In questo capitolo Lorenz ci instrada nella scelta di un animaletto da compagnia. I due errori possibili nella scelta dell’ animale sono la scelta di animali che non possono vivere con noi, e quelli con cui noi non possiamo vivere. Gli animali con cui la maggior parte delle persone non può vivere sono citati in “Quando gli animali combinano guai”. Lorenz consiglia per chi vive in città un criceto dorato o un acquario. Per chi si sente solo sono ottimi dei cani, mentre per portare un po’ d’ allegria uccellini come il lucherino, vegetariano, che, se si affezionerà a voi, lo farà in maniera disinteressata dal cibo che gli date, a differenza di un pettirosso. Gli animali invece che non possono vivere con voi possono essere ad esempio delle tartarughe: senza un giardino molto ampio vivranno una vita relativamente breve , oppure i fringuelli e altri uccelli, che appena sentono movimenti bruschi iniziano a sbattere contro le sbarre della gabbia, oppure nel periodo della migrazione cercano di muoversi, ma non possono e sbattono contro le sbarre, di giorno e di notte. In conclusione, Lorenz vuole introdurvi all’hobby di accudire degli animali, il più bello e istruttivo di tutti, proteggendovi da un’ eventuale delusione o esperienza snervante con la vostra prima bestiolina.
Capitolo 9: “Pietà per gli animali”
Lorenz in questo capitolo sfata dei miti sullo zoo. Creature come l’ aquila o il leone sono estremamente pigre, si muovono poco durante tutta la giornata,nello zoo soffrono principalmente per il cibo e perché non possono riprodursi. Altre creature, come i cigni a cui vengono amputate le ali, sono ignari del fatto, e continuano a provare a volare, emettendo il verso del volo. Le sofferenze psichiche della prigionia le soffrono soprattutto gli animali più intelligenti, come i pappagalli, i corvi imperiali le scimmie, e i canidi, anche se spesso non suscitano la compassione dei visitatori: ad esempio gli inesperti pensano che il pappagallo si inchini per salutarli, invece è solo quel poco rimasto del gesto fatto migliaia di volte per tentare di evadere. Le scimmie si deprimono in cattività, spesso arrivano ad ammalarsi.
Capitolo 10: “Armi e Morale”
Lorenz sfata i link “carnivoro -> assassino”“erbivoro -> vittima”. Non si vedono lotte letali tra erbivori solo perché essi riescono a fuggire velocemente: ad esempio le tortore possono volare via, così come i caprioli, scappano quando sono braccati da altri caprioli. Infatti, se questi animali sono rinchiusi in una gabbia, il più forte sopraffarà gli altri, che periranno. Verrebbe da pensare che, allora, i carnivori si trucideranno assai più spietatamente. Ma non è così. Tra i lupi e i canidi, vi è un codice cavalleresco: il vinto offre la parte più vulnerabile del corpo, il collo, al vincitore, che resterà in un atteggiamento di sottomissione col muso sopra il collo finché non si stancherà, siccome, finché il vinto ha il suo collo proteso, non può attaccarlo e ucciderlo, per via di un’ inibizione innata, che serve al fine della protezione della specie. L’ unica specie senza né inibizioni né possibilità di fuggire dalle proprie armi è l’uomo, siccome le armi sono state liberamente create, anche le inibizioni dovranno esserlo, per proteggere la specie.
Capitolo 11: “La Fedeltà non è un miraggio”
La maggior parte dei nostri fedeli amici discende non dal lupo (canis lupus) ma dallo sciacallo (Canis aureus). Al giorno d’ oggi ci sono pochissime razze discendenti dal lupo, tra le quali: chow chow, Husky. I discendenti del lupo sono dei cani che restano fedeli per la vita ad un solo padrone, non ne accetteranno mai un altro. Per questo motivo sono stati criticati. Hanno una vita privata, e non si sottomettono come degli schiavi, ma bensì come degli amici. Infatti, se gli ordinate di fare una cosa cercheranno di rabbonirvi, oppure se non siete il padrone vi tratteranno con aggressività. Al contrario, i discendenti dello sciacallo sono dei cani giocosi, che non hanno una vita privata ma stanno sempre a gironzolarvi attorno e sono “amici di tutti”,
si comportano come degli schiavi, se gli ordinate in modo imperioso di fare una cosa, la faranno, e dopo un primo padrone ne possono riconoscere anche un secondo. Lorenz ha creato - involontariamente - un incrocio tra il chow chow e il pastore tedesco, i cani sono più affezionati e facilmente educabili di un chow purosangue, mantenendo nonostante un’alta e incomparabile fedeltà al padrone. Lorenz conclude dicendo che poche cose gli danno un senso di consolante sicurezza come la fedeltà del suo cane.
Capitolo 12: “Quando gli animali ci fanno ridere”
In questo capitolo Lorenz ci fa notare che spesso, quando ridiamo di un animale, stiamo ridendo dei nostri comportamenti traslati sull’animale. Lorenz però ci racconta anche vari episodi in cui fa ridere i suoi concittadini con dei comportamenti apparentemente strambi, in realtà compiuti per la scienza! Narra che l’ unico motivo per cui non è stato internato in un manicomio, è siccome i suoi cittadini lo ritengono innocuo, come “l ‘altro idiota del villaggio”. Una volta gironzolò in un parco ripetendo qua qua, visto da numerosi turisti. Oppure, per non farsi riconoscere dalle taccole come pericolo ( le taccole più anziane del paese lo attaccavano perché una volta si era vestito di nero, e così impedivano l’ allevamento di altre taccole ) si traveste da Belzebù mentre le rincorre sui tetti delle case per mettergli degli anelli multicolor. Un uccello particolarmente intelligente, un cacatua, mangia tutti i bottoni della camicia di suo padre, provocando sonore bestemmie, in un’ altra situazione addobba un tiglio con il gomitolo di lana con cui sua madre stava lavorando ai ferri. Infine ci racconta l’ episodio in cui, tra una cena di amiche di sua madre, il cacatua svolazza sopra lo zucchero a velo, che finisce in faccia a tutte le invitate!1
Andrea Bortolotti
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Questo riassunto non comprende i capitoli sulle storie di cani, siccome in alcune versioni non sono presenti. ↩
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